giovedì 3 gennaio 2013

35. LA SITUAZIONE ATTUALE IN SIRIA




La Primavera araba ha dimostrato che le turbative tendono a favorire l’ascesa di nuovi regime. Sarebbe pertanto da aspettarsi la caduta di Bashar al-Asad. Tuttavia la crisi siriana sembra avere dei caratteri propri. La situazione attuale ed in particolare il consenso informale della comunità internazionale sul piano di Ginevra, elaborato dal cosiddetto Gruppo d’Azione dell’Onu, prevede la costituzione di una compagine governativa di unità nazionale con membri dell’attuale regime integrata da rappresentanti dell’opposizione. La Russia insiste sulla circostanza che il nuovo assetto non escluda la permanenza di Assad, che quindi potrebbe conservare la sua carica fino alle elezioni presidenziali del maggio 2014, e anche successivamente, data l’assenza di altre personalità politiche emergenti, mentre il fronte dell’opposizione appare sempre più indebolito dalla mancanza di una linea politica comune.  Anche se in occidente sono trapelate notizie sulla durezza della repressione dei moti rivoluzionarie e sulle numerose e gravi violazioni dei fondamentali diritti umani, le reazioni delle istituzioni internazionali si sono limitate ad embarghi ecomonici e a deboli sanzioni. Si ripete un copione già vissuto dai siriani in passato. Già sotto la presidenza di Hafiz, padre di Bashar, venne repressa con il pugno di ferro nel 1982 una rivolta organizzata dai sunniti  Fratelli Musulmani che costo la vita ad almeno 30 mila persone in 27 giorni di repressione. L’eccidio passò alla storia come il ‘massacro di Hamah’ e il popolo siriano ebbe la cosapevolezza di quanto stabile, forte e spietato fosse il potere degli Assad.  Grazie ad Hafiz ed al suo modo autoritario di gestire il potere, il Paese ha conosciuto una tranquilla e solida fase di vita istituzionale dopo decenni di colpi di Stato. Per questo motivo, considerata l’instabilità dell’area mediorientale, la comunità internazionale ha sempre considerato la Siria un punto di riferimento. Attualmente il Paese può contare sul forte sostegno della Russia, il suo principale fornitore di armi, e della Cina, nonchè sull’ombra lunga dell’Iran. Russia e Cina bloccano qualsiasi intervento esterno e premono per una soluzione negoziata che mantenga al potere Assad. La sua rimozione, sostiene in particolare la Russia, potrebbe far precipitare il Paese in un ‘lungo inverno’. Nemmeno USA  e Unione Europea sono favorevoli ad un’azione militare. Già la crisi economica sconsiglia ogni iniziativa del genere. I ritorni negativi dell’intervento della NATO nella Libia, che vive oggi momenti più difficili e di insicurezza rispetto al periodo in cui era al potere Gheddafi sono un’ulteriore remora. Allora non fu considerato che mancava un leader alternativo a Gheddafi ed il Paese è precipitato nell’anarchia, diventando un nuovo Afghanistan. La Fratellanza Musulmana siriana è sempre una presenza di rilievo, ed è collegata a quella egiziana. Gli sviluppi della situazione sono pertanto di difficile previsione, e soprattutto nessun attore appare al momento in grado di determinare una svolta. ROBERTO RAPACCINI