giovedì 3 gennaio 2013

31. IL CORTOMETRAGGIO ‘2 MEN, 1 WAR’




 Il suggestivo cortometraggio 2men 1war, realizzato nel 2008, visibile anche su Youtube (clikka qui),  mostra in maniera significativamente drammatica come le vicende belliche possano inconsapevolmente manipolare le esistenze degli uomini, contrapponendo individui altrimente destinati all’amicizia, alla condivisione, alla solidarietà reciproca. Due uomini, un cristiano e un musulmano, dopo aver combattuto su fronti opposti durante la guerra civile libanese dal 1975 al 1990, si ritrovano dopo 33 anni ed intraprendono la via del perdono e della conciliazione, rinnegando il loro passato violento. Il cortometraggio molto efficace è realizzato nella forma dell’intervista nel corso della quale, mentre sono mostrate immagini di quel conflitto, i due uomini raccontano la loro storia, che si dipana in maniera parallela, caratterizzata da una brutalità sorretta dall’incontestata assenza di una motivazione reale; il vuoto etico è fonte di una divisione che li ha mobilitati, togliendo spazio alla riflessione individuale sul senso di quelle azioni. Entrambi hanno una storia comune: la contrapposizione bellica, sostenuta da da una superficiale emotività, rende gli uomini impermeabili a qualsiasi razionale impulso di pacificazione, che spingerebbe ad un dialogo, fondato su una sostanziale identità, mentre le diversità appaiono emotive, fragili e fittizie. Spesso gli uomini sono estranei agli interessi politici o  squallidamente economici che arricchiscono i pochi trafficanti che alimentano i conflitti, manipolandoli ed educandoli, attraverso una propaganda basata sulla menzogna, ad una diversità di cui la contrapposizione è un logico corollario. La paventata necessità di difendere se stessi e la propria comunità  porta i due uomini ad imbracciare strumenti di morte, convinti di poter far trionfare con la violenza il bene sul male. La loro vita è il prezzo di una storia che non è la loro storia. Emblematicamente all’inizio cel video si legge una massima di Lao Tse: conoscere gli altri è cosa saggia, conoscere se stessi è fonte di saggezza superiore. I due uomini ora sono amici e lavorano insieme rinnegando il loro passato di morte. A Bierut è stato creato un Giardino del perdono, simbolo di catarsi interiore. Le musiche che accompagnano il bellissimo cortometraggio, realizzato da un apprezzato direttore di fotografia, Eric Trometer, e prodotto da Dana Khalil Trometer, sono Aranis, cantata da Yasmine Hamdan e Keif  di Abdullah Chadeh. ROBERTO RAPACCINI