giovedì 3 gennaio 2013

23. L'EGITTO, DUE ANNI DOPO...



Con la firma della nuova Costituzione si può considerare chiusa la fase della Primavera araba, iniziata due anni fa circa. Mentre la popolazione si trova in un isolamento ideologico e materiale, delusa e disorientata dal rapido tramonto dell'entusiasmo che aveva animato il grido 'pane, libertà, giustizia', dopo le elezioni le speranze di cambiamento sono progressivamente scomparse. Il regime ha assunto di fatto le forme della dittatura; l'autonomia del Presidente Morsi si è dimostrata rapidamente solo una parvenza, in quanto il potere in realtà è saldamente nelle mano dei Fratelli Musulmani, come dimostrano numerosi provvedimenti prima annunciati e poi ritirati. I Fratelli Musulmani all'inizio hanno animato i moti rivoluzionari, poi ne hanno tradito lo spirito. Le manifestazioni sono oggi represse in base ad una nuova legge, paradossalmente si potrebbe dire che lo stato di polizia ora è..legale. In poco tempo sono stati assassinati una decina di oppositori, fra cui un giornalista che stava portando avanti un'inchiesta finanziaria sul parente di un noto politico di spicco. La gente adesso ha paura di manifestare e non si è nemmeno riunita a Piazza Tahir, come tradizione, a festeggiare il nuovo anno. Al contrario, ad Alessandria una grande folla si è raccolta nella chiesa copto-ortodossa dei Santi nel secondo anniversario dell'attentato contro i cristiani che provocò la morte di 24 persone, oltre a numerosi feriti. In questo contesto la Legal Authority for Rights and Reform - nella quale confluiscono Fratelli Musulmani e Salafiti - ha emesso una fatwa con la quale si proibiva ai musulmani di rivolgere gli auguri natalizi ai cristiani. Voci autorevoli del mondo musulmano, anche dall'Università islamica di Al-Azhar,  si sono levate per criticare questo nuovo odioso neo-fondamentalismo. In nome della  Sharia ognuno, soprattutto nelle campagne, si sente autorizzato a forme di giustizia sommaria, ignorando diritto e legalità. La nuova Costituzione è stata imposta da un referendum al quale probabilmente ha partecipato solo il 20% della popolazione, e sono stati avanzati sospetti di brogli. La Costituzione è stata approvata da un Senato i cui  membri sono quasi tutti di nomina presidenziale, mentre l'opposizione è composta dalle componenti laiche e liberali della società egiziana: giudici, media, artisti, contadini, donne, operai. L'Egitto è vicino al collasso economico: i prezzi sono saliti vertiginosamente, e la gente corre ad acquistare valuta estera temendo una svalutazione della moneta. Gli investimenti locali e ed esteri sono fermi, mentre  dal 2011 al 2012 il tasso di disoccupazione è passato dall'8,5% al 12,8%; il turismo è nella sua peggiore condizione; l'industria e l'agricoltura versano in uno stato di profonda recessione; i tagli all'energia elettrica sono in continuo aumento.  Il Paese potrebbe essere vicino alla bancarotta. In altri Stati toccati dalla Primavera Araba la piazza è ancora in fiamme. In un servizio trasmesso da Rai News[1] un mese fa, alcuni giovani registi egiziani hanno dichiarato di aver documentato con vari film la Rivoluzione; dopo l'illusione di essere all'alba di una nuova era, si sono resi conto che nulla era cambiato. Ma - ci chiediamo - è possibile tornare indietro dopo che la popolazione ha provato la consapevolezza di poter contare? I più ottimisti dicono di no. Nel servizio  di Rai News un attivista dei Fratelli Musulmani sostiene che il Corano contiene tutte le prescrizioni per trasformare l'Egitto in uno Stato moderno. Un professore cristiano-copto dell'Università Americana del Cairo, che appartiene a quella fascia di liberali che si sente minacciata dalla neo-islamizzazione della contro-rivoluzione, precisa invece che già nella precedente Costituzione, l'arabo era la lingua di Stato e la Sharia era la fonte suprema dell'ordinamento giuridico, tuttavia vi era tolleranza religiosa; nella nuova Costituzione queste disposizioni sono inserite in un contesto totalmente confessionale che ne completa ed esalta  il significato fondamentalista. Ha ancora senso parlare di Primavera Araba? La Rivoluzione sembra scippata dall'Islam. ROBERTO RAPACCINI


L'Egitto e quel che resta della primavera araba - clikka qui





17.01.2013


[1] L'Egitto e quel che resta della primavera araba