In Algeria nelle elezioni legislative del 1992 il Fronte Islamico per la
Salvezza vinse ampiamente
il primo turno; si avvicinava il secondo turno che, se si fosse svolto,
avrebbe decretato la vittoria degli islamici, che così sarebbero andati al potere. Tuttavia, l’esercito volle impedire questa possibilità; pertanto intervenne prima del secondo turno per interrompere il naturale svolgimento del processo elettorale. Si originò così la guerra civile nell’ambito
della quale nacque il gruppo armato GIA, che poi evolvendosi diventò nel 1997
il GSPC, ovvero il Gruppo Salafita per la Predicazione ed il Combattimento. Le
pressioni dell’apparato di sicurezza algerino, uno dei più potenti di questa
subregione, i cui appartenenti si avvalevano anche di mezzi non convenzionali come esecuzioni extragiudiziarie,
rapimenti e sparizioni di oppositori, riuscì a determinare la fuoriuscita dal Paese di una considerevole parte dei membri di questi gruppi
fondamentalisti ed eversivi. Questi individui si rifuggiarono soprattutto nelle zone di
frontiera fra Algeria, Mauritania e Niger, evitando di andare verso la Tunisia,
la Libia, o altri Stati del Nord-Africa mediterraneo, in quanto questi
Paesi erano maggiormente attrezzati per il loro respingimento; diversamente
Paesi come la Mauritania, il Niger e il Mali non avevano le risorse umane e
tecnologiche per un adeguato controllo transfrontaliero. Così terroristi islamici si radicarono facilmente in queste regioni dove poterono sviluppare le loro attività. Prima del loro arrivo in queste aree erano già in atto traffici di ogni
genere, compresi quelli di armi e di droga. Nel 2007 il traffico delle sostanze
stupefacenti raggiunse le 50 tonnellate; i proventi servirono ad arricchire la malavita locale con
la quale i terroristi nuovi arrivati presto solidarizzarono in affari. I
terroristi si arricchirono anche attraverso i sequestri di cittadini occidentali.
Negli ultimi dieci anni i Paesi occidentali tra cui l’Italia hanno pagato fra i 50 e gli 80 milioni di euro di riscatti; queste somme hanno
consentito l'acquisizione di una rilevante potenza finanziaria da destinare al reclutamento di milizie e clientelismi locali, e all'acquisto di armi. Peraltro in queste
regioni la presenza della polizia spesso latita e questo ha facilitato nel tempo una padronanza del territorio da parte di queste
bande. Dal 2007 il GSPC si è legato ufficialmente con Al Qaeda, trasformandosi
in Al Qaeda nel Maghreb Islamico (AQMI). Vi è stato un reciproco vantaggio: Al
Qaeda ha potuto estendere in quella zona la sua influenza, mentre il GPSC ha
accresciuto il proprio prestigio e la propria visibilità nella galassia
fondamentalista islamica, divenendo parte del più famoso gruppo terroristico
internazionale. In realtà Al Qaeda e l’AQMI hanno un diverso modo di operare.
Mentre Al Qaeda perpetra attentati, l’AQMI pratica e gestisce soprattutto sequestri di persone,
al fine di accrescere le proprie risorse da
destinare al terrorismo. Inoltre, a partire dalla guerra in Libia vi fu un incremento della circolazione illegale di armamenti in questa zona (Africa Occidentale). La Nato infatti
intervenendo nei confronti del regime di Gheddafi, non si occupò degli enormi arsenali divenuti nella confusione della guerra civile
facile preda di terroristi o di bande
che poterono facilmente rivendere a terroristi e guerriglieri. La Libia divenne di fatto un
grande supermercato di armi. In virtù di questi
saccheggi gruppi terroristici disporrebbero di missili in
grado di abbattere aerei civili. Anche i Tuareg hanno avuto rilievo nelle
vicende belliche di questa area. Molti appartenenti a questa etnia integravano
le truppe libiche. Con la disfatta della Libia questi combattenti raggiunsero soprattutto il Niger ed il
Mali. E' possibile che alcuni Paesi occidentali abbiano fornito loro
salvacondotti in cambio della ritirata dai combattimenti in Libia. Queste milizie tornarono nei Paesi d’origine con armamenti anche sofisticati. Il Niger impose loro al rientro il deposito in frontiera degli armamenti, mentre il Mali ne consentì la detenzione. Queste bande terroristiche 'armate' penetrate in Mali costituirono l’ossatura
dei movimenti di opposizione che provocarono una cruenta guerra civile nel Paese, che ebbe un epilogo nel colpo di stato del marzo 2012. Al crollo
dell’esercito regolare subentrò lo strapotere dei movimenti islamici. Da
queste zone provengono poche notizie, ma tutte sconvolgenti. È in atto una
islamizzazione selvaggia. È un errore ritenere che quello che riguarda questa
zona abbia esclusivamente una valenza regionale. A partire da questa area si
possono destabilizzare altri Paesi ed incidere su equilibri geopolitici e sulla
sicurezza mondiale. ROBERTO RAPACCINI
BLOG DI ANALISI E INFORMAZIONE SULLE RELAZIONI FRA MONDO ISLAMICO E OCCIDENTE --- Ritenere di non avere pregiudizi è il più comune dei pregiudizi (Nicolas Gomez Davila)
martedì 18 dicembre 2012
18. LE MILIZIE ISLAMICHE RADICALI NELL’AFRICA OCCIDENTALE E IL LORO LEGAME CON AL QAEDA
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