martedì 27 novembre 2012

16. FRANCIA, LA CRISI DEI RAPPORTI CON L'ISLAM

euro Press Research, sito del Centro Studi per il Progetto Europeo, ha recentemente pubblicato un interessante articolo di Michele Marchi che analizza le recenti evoluzioni dei rapporti fra la ‘laica’ società francese ed il mondo islamico. La Francia, com’è noto, è un Paese a forte presenza musulmana e può essere considerato la punta avanzata dei rapporti fra Islam e Occidente. L’articolo parte dalla descrizione di due  episodi. Il primo è l’occupazione del cantiere di una grande moschea in costruzione, messa in atto dai militanti - circa una settantina - di una piccola formazione di destra. La polizia nell’occasione ha operato alcuni fermi ed ha emesso alcune  denuncie per provocazione all’odio razziale. Sia la Maggioranza sia l’Opposizione hanno sottolineato che lo Stato  non tollera integralismi, ma nello stesso tempo  non accetta aggressioni nei confronti di qualsiasi credo religioso. Aspetti più complessi presenta il secondo episodio.  In un liceo nella periferia di Parigi alcune studentesse musulmane si sono presentate alle lezioni vestite con lunghi abiti di colore scuro che si chiamano abayas. Pochi giorni dopo la direzione scolastica ha convocato i genitori delle ragazze in questione per ricordare loro che la legge dello Stato non consente simboli religiosi nelle scuole della Repubblica. La questione è successivamente salita di importanza poiché le ragazze, supportate anche da autorità religiose, hanno persistito  nel loro abbigliamento all’interno dell’istituto scolastico precisando che l’abaya, la loro veste, è un simbolo culturale e non religioso. I due esempi, uniti ad altri analoghi episodi, sono  significativi sia di un'avversione di alcuni strati della popolazione francese nei confronti della religione islamica, sia delle difficoltà dell’Amministrazione francese di assicurare coerenza alla propria scelta di laicità. Da sondaggi risulta che i francesi sono sempre più   critici nei confronti dell’Islam. Il 43% dei cittadini francesi considera l’islam una minaccia, mentre il 63% ritiene che questo credo religioso abbia troppa importanza nel dibattito socio-politico del Paese.  Nel 1989 il 33% dei francesi era favorevole alla costruzione di moschee; oggi questo dato è sceso al 18%. Nello stesso periodo la percentuale di chi si oppone al velo indossato in strada è passata dal 31% al 63%.  Attualmente  il 90% dei francesi è contrario alla possibilità di indossare il velo o il foulard a scuola; negli anni Ottanta la percentuale era solo il 75%. Sembra quindi che si stia radicando un’ostilità nei confronti della componente musulmana.  Questi dati inducono a ritenere  che gli episodi di intolleranza non siano posizioni di una minoranza fanatica, razzista e xenofoba, ma integrino un atteggiamento più ampiamente diffuso. Anche la professata laicità dello Stato francese affronta una difficile prova perché, come mostra il citato episodio avvenuto nel liceo parigino, questa, da principio che dovrebbe assicurare l’autonomia da ingerenze religiose e culturali, può trasformarsi in uno strumento lesivo delle manifestazioni di libertà di fede. Si avverte la necessità, per evitare le difficoltà nelle quali possono trovarsi le  autorità amministrative, che il legislatore francese disciplini le  relazioni fra la componente islamica  e quella occidentale in quella società assumendosi responsabilità, e adatti la normativa ai mutamenti in atto.  Per quanto riguarda la pratica religiosa i più attendibili sondaggi, che in questo ambito vanno considerati con particolare prudenza, affermano che il 65% dei cattolici praticanti ha più di 50 anni, mentre il 73% dei musulmani praticanti ha meno di 54 anni. Se si passa poi alla pratica religiosa per i minori di 34 anni, la percentuale dei Cristiani è del 18%, quella dei Musulmani è il 48%. Considerata la popolazione globale francese, la stima di quella musulmana (circa 4,5 milioni) e il numero di praticanti per Islam e Cristianesimo, è realistico affermare che oggi in Francia, per ogni giovane cattolico praticante ve ne sono tre di religione islamica. Quello che ha l’apparenza di un momento di crisi è in realtà un fenomeno di ben più ampia e radicale portata. ROBERTO RAPACCINI