sabato 18 agosto 2012

5. IRAN ISRAELE. GUERRA?




Il Corriere della Sera ha recentemente pubblicato la notizia relativa ad una fuga di informazione circa il proposito di un sofisticato attacco da parte di Israele all’Iran, con l’obiettivo di annientare le capacità di sviluppo nucleare del regime islamico e distruggere le installazioni missilistiche evitando così una controffensiva iraniana in territorio israeliano. L’attacco consisterebbe in  un’aggressione coordinata, preceduto da un attacco cibernetico che dovrebbe mettere fuori uso in pochi minuti  infrastrutture e ogni forma tecnologica di comunicazione (Internet, telefoni, radio, tv, comunicazioni satellitari,  connessioni in fibra ottica fra gli edifici strategici del Paese) con l’obiettivo di impedire al regime iraniano di sapere quello che sta avvenendo entro i suoi confini e mettere fuori uso infrastrutture e soprattutto basi missilistiche. Nella seconda fase l’Iran sarebbe destinatario di un attacco missilistico specificamente mirato. Seguirebbe la terza fase caratterizzata dall’invio di missili da crociera che “saranno lanciati per mettere ko i sistemi di comando e controllo, di ricerca e sviluppo e le residenze del personale coinvolto nel piano di arricchimento” dell’uranio. “Subito dopo -  scrive il dossier - il nostro satellite di ricognizione TecSar passerà sopra l’Iran per valutare i danni agli obiettivi. Le informazioni saranno trasferite ai nostri aerei in volo”  verso Teheran, “velivoli dotati di tecnologia sconosciuta al grande pubblico e anche al nostro alleato americano”, “invisibili ai radar” e inviati in Iran per finire il lavoro, “colpendo un elenco ristretto di obiettivi” che hanno bisogno di ulteriori assalti per essere disinnescati definitivamente. Queste informazioni sono state rivelate  da un blogger  israelo – americano sul suo sito ‘Tikun Olam’ (Riparare il mondo, in ebraico); il blogger è considerato un ‘Wikileaks d’Israele’. Le informazioni proverrebbero da un documento governativo riservato da cui risulterebbe che Netanyahu e Barak (rispettivamente Primo Ministro e Ministro della Difesa) farebbero sul serio. Alcuni giornali hanno anche pubblicato notizie secondo le quali  Israele avrebbe  preparato la popolazione ad un eventuale reazione bellica iraniana, che provocherebbe un conflitto che potrebbe durare trenta giorni e interessare più fronti contemporaneamente. Questa notizia dal carattere così eclatante va tuttavia attentamente analizzata. All’interno di Israele vi è un ampio dibattito democratico dal quale emergono posizioni lontane fra di loro, sugli aspetti relativi alla politica estera del Paese. Tuttavia l’apparato di sicurezza esterna, di vitale importanza per la sopravvivenza dello Stato (anche se la differenza tra sicurezza ‘esterna’ ed ‘interna’ in Israele è molto sfumata),  si è sempre dimostrato molto compatto ed efficiente. Appare pertanto poco credibile che una falla in questo sistema abbia provocato una fuga di notizie così rilevanti. Sembrerebbe quindi non ipotizzabile ‘l’involontarietà’ di questa diffusione di informazioni segrete che invece  potrebbe rientrare in una strategia dissuasiva. In altri termini la pace fra Israele, costantemente sotto assedio, e i suoi nemici, in particolare l’Iran, è fondata prevalentemente sulla reciproca paura. Il piano di aggressione pertanto avrebbe una natura intimidatoria. Tuttavia bisogna considerare anche che Israele è sempre pronto ad iniziative belliche quando se ne ravvisi la necessità. In passato l’alleato americano ha frenato in più di una occasione le reazioni di Israele ad alcune ‘provocazioni’, ma attualmente l’influenza statunitense sulle scelte di  politica estera dello Stato ebraico e sulle sue conseguenze si è sicuramente ridotta. In conclusione il carattere intimidatorio della pianificazione dell’attacco nei confronti dell’Iran non esclude che la situazione evolva  verso un reale conflitto fra i due Paesi, anche se questa ipotesi, così pericolosa per la sicurezza non solo del Medio Oriente ma dell’intera comunità mondiale, al momento appare remota. Roberto Rapaccini