Il
Corriere della Sera ha recentemente pubblicato la notizia relativa ad una fuga
di informazione circa il proposito di un sofisticato attacco da parte di
Israele all’Iran, con l’obiettivo di annientare le capacità di sviluppo
nucleare del regime islamico e distruggere le installazioni missilistiche
evitando così una controffensiva iraniana in territorio israeliano. L’attacco
consisterebbe in un’aggressione
coordinata, preceduto da un attacco cibernetico che dovrebbe mettere fuori uso
in pochi minuti infrastrutture e ogni
forma tecnologica di comunicazione (Internet, telefoni, radio, tv,
comunicazioni satellitari, connessioni
in fibra ottica fra gli edifici strategici del Paese) con l’obiettivo di
impedire al regime iraniano di sapere quello che sta avvenendo entro i suoi
confini e mettere fuori uso infrastrutture e soprattutto basi missilistiche. Nella
seconda fase l’Iran sarebbe destinatario di un attacco missilistico
specificamente mirato. Seguirebbe la terza fase caratterizzata dall’invio di
missili da crociera che “saranno lanciati per mettere ko i sistemi di comando e
controllo, di ricerca e sviluppo e le residenze del personale coinvolto nel
piano di arricchimento” dell’uranio. “Subito dopo - scrive il dossier - il nostro satellite di
ricognizione TecSar passerà sopra l’Iran per valutare i danni agli obiettivi.
Le informazioni saranno trasferite ai nostri aerei in volo” verso Teheran, “velivoli dotati di tecnologia
sconosciuta al grande pubblico e anche al nostro alleato americano”, “invisibili
ai radar” e inviati in Iran per finire il lavoro, “colpendo un elenco ristretto
di obiettivi” che hanno bisogno di ulteriori assalti per essere disinnescati
definitivamente. Queste informazioni sono state rivelate da un blogger
israelo – americano sul suo sito ‘Tikun Olam’ (Riparare il mondo, in
ebraico); il blogger è considerato un ‘Wikileaks d’Israele’. Le informazioni
proverrebbero da un documento governativo riservato da cui risulterebbe che
Netanyahu e Barak (rispettivamente Primo Ministro e Ministro della Difesa) farebbero
sul serio. Alcuni giornali hanno anche pubblicato notizie secondo le quali Israele avrebbe preparato la popolazione ad un eventuale
reazione bellica iraniana, che provocherebbe un conflitto che potrebbe durare
trenta giorni e interessare più fronti contemporaneamente. Questa notizia dal
carattere così eclatante va tuttavia attentamente analizzata. All’interno di
Israele vi è un ampio dibattito democratico dal quale emergono posizioni lontane
fra di loro, sugli aspetti relativi alla politica estera del Paese. Tuttavia
l’apparato di sicurezza esterna, di vitale importanza per la sopravvivenza
dello Stato (anche se la differenza tra sicurezza ‘esterna’ ed ‘interna’ in
Israele è molto sfumata), si è sempre
dimostrato molto compatto ed efficiente. Appare pertanto poco credibile che una
falla in questo sistema abbia provocato una fuga di notizie così rilevanti. Sembrerebbe
quindi non ipotizzabile ‘l’involontarietà’ di questa diffusione di informazioni
segrete che invece potrebbe rientrare in
una strategia dissuasiva. In altri termini la pace fra Israele, costantemente
sotto assedio, e i suoi nemici, in particolare l’Iran, è fondata prevalentemente
sulla reciproca paura. Il piano di aggressione pertanto avrebbe una natura
intimidatoria. Tuttavia bisogna considerare anche che Israele è sempre pronto
ad iniziative belliche quando se ne ravvisi la necessità. In passato l’alleato
americano ha frenato in più di una occasione le reazioni di Israele ad alcune
‘provocazioni’, ma attualmente l’influenza statunitense sulle scelte di politica estera dello Stato ebraico e sulle
sue conseguenze si è sicuramente ridotta. In conclusione il carattere
intimidatorio della pianificazione dell’attacco nei confronti dell’Iran non
esclude che la situazione evolva verso
un reale conflitto fra i due Paesi, anche se questa ipotesi, così pericolosa
per la sicurezza non solo del Medio Oriente ma dell’intera comunità mondiale,
al momento appare remota. Roberto
Rapaccini