mercoledì 31 ottobre 2012

14. LA TRADUZIONE DEI LIBRI: UNO STRUMENTO DI OSMOSI CULTURALE FRA OCCIDENTE E MONDO ARABO (seconda parte - fine)




LA TRADUZIONE DEI LIBRI: UNO STRUMENTO DI OSMOSI CULTURALE FRA OCCIDENTE E MONDO ARABO (seconda parte - fine)

Dalle lingue occidentali all'arabo

Il mondo arabo, attraverso la traduzione di molte opere letterarie,  manifesta a piccoli passi un interesse crescente per la cultura occidentale. Le traduzioni riguardano prevalentemente la narrativa, ma si traducono anche dizionari, opere scientifiche, saggi, libri per ragazzi  e per bambini. In Egitto ed in Libano si traducono e si pubblicano dai 350 ai 400 libri stranieri (non arabi) l’anno. Queste iniziative sono favorite  anche dalla partnership fra case editrici, come quella nata fra l’egiziana Shourouk e la britannica Penguin, che ha consentito di proporre al lettore mediorientale opere come ‘l’Odissea’, ‘Il Principe’ di Macchiavelli, ‘Pigmalione’ di George Bernard Shaw, ‘Furore’ di John Steinbeck. L’inglese è la lingua più tradotta: solo in Egitto dal 2000 al 2006 sono state tradotte e pubblicate 1700 opere originalmente in lingua inglese, ovvero più del 75% di tutte le traduzioni.  Un’altra partnership è quella fra Bloomsbury Publishing e Qatar, che ha curata la pubblicazione in arabo di opere inglesi e francesi. L’inglese funge spesso da lingua di ‘transito’ di altre lingue verso l’arabo; ovvero, ad esempio, non si traduce in genere un libro dal finnico, dal giapponese, dal cinese o dallo svedese, ma si traduce la corrispondente edizione britannica o americana.  La seconda lingua più tradotta è il francese, che rappresenta il 30% delle traduzioni in arabo. Solo in Libano - che ha una popolazione francofona del 38% - sono 1054 le edizioni di opere francesi pubblicate in arabo fino al 2008. Gli autori più tradotti sono classici e moderni, come Jean-Paul Sartre, Molière, Victor Hugo, Albert Camus e André Malraux, scrittori vicina alla cultura araba e islamica come Roger Garaudy, e autori arabi di lingua francese  come Mohammed Arkoun, Amin Maalouf, Samir Amin, fra i quali alcuni  descrivono l’atmosfera della periferia parigina, les bainlieue, ovvero le problematiche arabe nei Paesi di immigrazione. La terza lingua più tradotta in arabo è il persiano, mentre la quarta è il tedesco. I lavori di Hermann Hesse e di Bertold Brecht sono i più ‘gettonati’.  Poco tradotte sono le opere in lingua spagnola: solo 35 l’anno. Gli ispanici più popolari nel contesto letterario arabo sono  Gabriel García Márquez, Jorge Luis Borges, Miguel de Cervantes, Isabel Allende, Federico García Lorca, Mario Vargas Llosa, Julio Cortázar. Le opere italiane tradotte in arabo sono circa 350, più del 30% sono opere letterarie. L’italiano a secondo del Paese si attesta intorno alla terza o quarta posizione. Gli autori più tradotti sono Italo Calvino, Alberto Moravia, Luigi Pirandello e Umberto Eco. Generalmente le traduzioni avvengono direttamente dall’italiano, con poche eccezioni di opere tradotte tramite l’inglese. Un valido contributo  alla diffusione della letteratura italiana viene dalla creazione di specifici dipartimenti in alcune  Università arabe, come a Manouba in Tunisia, ad Ain Shams e Helwan in Egitto, e a Damasco.  Inoltre alcune personalità  arabe hanno contribuito molto alla diffusione della conoscenza di classici italiani: in particolare, il giordano Issa Al Naouri, il libico Khalifa Tillisi e Hassan Osman. Tilissi è autore di un importante dizionario arabo-italiano, mentre Osman ha curato una traduzione in arabo della Divina Commedia dalla quale ha però omesso i versi che descrivono le pene subite da Maometto, considerate offensive nei confronti del Profeta dell’islam. Il Libano è il Paese che ha orizzonti culturali più ampi. Nelle librerie di Beirut possono essere acquistati libri sulla Siria prima dei disordini ed attualmente, sullo  Sciismo nel Golfo, sui documenti di Wikileaks relativi al Libano, oltre a ‘classici’ di autori di fama internazionale tradotti in arabo: Gabriel García Márquez, Orhan Pamuk e Amin Maalouf. Non è facile reperire il vincitore del Booker arabo per il 2012, I Drusi di Belgrado di Rabih Jaber. Sembra che le copie si siano rapidamente esaurite. Nel complesso l’interesse arabo per la cultura occidentale ha un trend in ascesa: la cultura getta ponti fra terre separate dal mare dei pregiudizi e dell’ignoranza.  (fine) ROBERTO RAPACCINI