LA TRADUZIONE DEI LIBRI: UNO STRUMENTO DI OSMOSI
CULTURALE FRA OCCIDENTE E MONDO ARABO (seconda parte - fine)
Dalle lingue occidentali all'arabo
Dalle lingue occidentali all'arabo
Il mondo arabo, attraverso la
traduzione di molte opere letterarie, manifesta a piccoli passi un interesse crescente
per la cultura occidentale. Le traduzioni riguardano prevalentemente la
narrativa, ma si traducono anche dizionari, opere scientifiche, saggi, libri
per ragazzi e per bambini. In Egitto ed
in Libano si traducono e si pubblicano dai 350 ai 400 libri stranieri (non arabi) l’anno. Queste iniziative
sono favorite anche dalla partnership
fra case editrici, come quella nata fra l’egiziana Shourouk e la britannica
Penguin, che ha consentito di proporre al lettore mediorientale opere come ‘l’Odissea’, ‘Il Principe’ di Macchiavelli, ‘Pigmalione’ di George Bernard Shaw, ‘Furore’ di John Steinbeck.
L’inglese è la lingua più tradotta: solo in Egitto dal 2000 al 2006 sono state tradotte
e pubblicate 1700 opere originalmente in lingua inglese, ovvero più del 75% di
tutte le traduzioni. Un’altra partnership è quella fra Bloomsbury Publishing
e Qatar, che ha curata la pubblicazione in arabo di opere inglesi e francesi.
L’inglese funge spesso da lingua di ‘transito’ di altre lingue verso l’arabo;
ovvero, ad esempio, non si traduce in genere un libro dal finnico, dal
giapponese, dal cinese o dallo svedese, ma si traduce la corrispondente
edizione britannica o americana. La
seconda lingua più tradotta è il francese, che rappresenta il 30% delle
traduzioni in arabo. Solo in Libano - che ha una popolazione francofona del 38%
- sono 1054 le edizioni di opere francesi pubblicate in arabo fino al 2008. Gli
autori più tradotti sono classici e moderni, come Jean-Paul Sartre, Molière,
Victor Hugo, Albert Camus e André Malraux, scrittori vicina alla cultura araba e
islamica come Roger Garaudy, e autori arabi di lingua francese come Mohammed Arkoun, Amin Maalouf, Samir Amin,
fra i quali alcuni descrivono l’atmosfera
della periferia parigina, les bainlieue,
ovvero le problematiche arabe nei Paesi di immigrazione. La terza lingua più
tradotta in arabo è il persiano, mentre la quarta è il tedesco. I lavori di
Hermann Hesse e di Bertold Brecht sono i più ‘gettonati’. Poco tradotte sono le opere in lingua spagnola:
solo 35 l’anno. Gli ispanici più popolari nel contesto letterario arabo
sono Gabriel García Márquez, Jorge Luis
Borges, Miguel de Cervantes, Isabel Allende, Federico García Lorca, Mario Vargas
Llosa, Julio Cortázar. Le opere italiane tradotte in arabo sono circa 350, più
del 30% sono opere letterarie. L’italiano a secondo del Paese si attesta
intorno alla terza o quarta posizione. Gli autori più tradotti sono Italo
Calvino, Alberto Moravia, Luigi Pirandello e Umberto Eco. Generalmente le
traduzioni avvengono direttamente dall’italiano, con poche eccezioni di opere
tradotte tramite l’inglese. Un valido contributo alla diffusione della letteratura italiana
viene dalla creazione di specifici dipartimenti in alcune Università arabe, come a Manouba in Tunisia,
ad Ain Shams e Helwan in Egitto, e a Damasco.
Inoltre alcune personalità arabe
hanno contribuito molto alla diffusione della conoscenza di classici italiani:
in particolare, il giordano Issa Al Naouri, il libico Khalifa Tillisi e Hassan
Osman. Tilissi è autore di un importante dizionario arabo-italiano, mentre
Osman ha curato una traduzione in arabo della Divina Commedia dalla quale ha
però omesso i versi che descrivono le pene subite da Maometto, considerate
offensive nei confronti del Profeta dell’islam. Il Libano è il Paese che ha
orizzonti culturali più ampi. Nelle librerie di Beirut possono essere acquistati
libri sulla Siria prima dei disordini ed attualmente, sullo Sciismo nel Golfo, sui documenti di Wikileaks
relativi al Libano, oltre a ‘classici’ di autori di fama internazionale
tradotti in arabo: Gabriel García Márquez, Orhan Pamuk e Amin Maalouf. Non è
facile reperire il vincitore del Booker arabo per il 2012, I Drusi di
Belgrado di Rabih Jaber. Sembra che le copie si siano rapidamente esaurite.
Nel complesso l’interesse arabo per la cultura occidentale ha un trend in ascesa: la cultura getta ponti
fra terre separate dal mare dei pregiudizi e dell’ignoranza. (fine)
ROBERTO RAPACCINI