ANTENNA SUD - SALAM ALEIKUM MAGAZINE. Intervista a Roberto Rapaccini
(trasmessa nella IV puntata del magazine –
luglio 2012)
Sulla
paura dell’Islam
Rapaccini:
Per chi è cresciuto nel contesto politico della guerra fredda la
contrapposizione fra il mondo islamico fondamentalista e l’Occidente ha
sostituito il vuoto creato dal crollo dell’Unione Sovietica. L’islam infatti
non è soltanto una religione, ma rappresenta una realtà geopolitica. Tuttavia
quando parliamo di Islam - sia come religione sia da un punto di vista politico
– generalmente lo consideriamo una monade unitaria dai tratti definiti.
Diversamente l’Islam è un mondo estremamente composito e disomogeneo, nel quale
tra l’altro manca un’autorità capace di esprimere una posizione ufficiale su
ogni specifica questione. La Lega Araba non ha mai avuti la forza per svolgere
una leadership. In occidente,
soprattutto a seguito dei noti fatti dell’11 settembre, si è diffuso un senso
di paura nei confronti del mondo islamico. Ma l’Islam non coincide con quella
ridotta frangia che pratica il ricorso alla violenza come strumento di
affermazione di una malintesa fede musulmana. Il pregiudizio che individua in
ogni musulmano un potenziale terrorista genera una paura che compromette ogni
forma di dialogo. Al contrario, il mondo islamico è una realtà con la quale l’occidente
deve confrontarsi anche al fine di una costruttiva autocritica; e la conoscenza
reciproca è il presupposto del dialogo.
Sulla
Primavera araba
Rapaccini: La Primavera araba che ha
alimentato grandi speranze; non è stata originata da motivazioni religiose, ma
ha avuto un carattere spiccatamente laico. Hanno avuto un peso particolare i
giovani che, utilizzando le potenzialità della Rete, hanno diffuso il malessere
per una società cristallizzata su posizioni antidemocratiche e caratterizzata
da una inaccettabile diseguaglianza nella distribuzione della ricchezza
nazionale. Il tanto temuto fondamentalismo religioso ha avuto all’inizio un
ruolo marginale. Tuttavia la Primavera araba sta approdando ora ad esiti
fondamentalisti. I popoli arabi, nel reclamare diritti, non potevano avere come
modello di riferimento le democrazie occidentali, da sempre considerate
corrotte e lontane da valori spirituali e religiosi, ma uno Stato fondato su
una piena applicazione dei valori dell’Islam, considerati gli unici in grado di
assicurare moralità e giustizia. Conseguentemente la Primavera araba così si
sta trasformando di fatto in un autunno islamico. Noi occidentali, vediamo con
favore come punto di partenza per la fondazione di una nuova realtà statuale
l’indizione di libere elezioni. Ma le elezioni sono il punto finale e non
quello iniziale di un processo di democratizzazione; richiedono solidi e
articolati apparati governativi ed una matura coscienza civica. Anche se
l’Islam è sicuramente compatibile con la democrazia, gli esiti della Primavera
araba, a più di un anno dal suo avvio, rimangono incerti. La democrazia non può
essere imposta, richiede che i valori che ne costituiscono il presupposto si
consolidino nelle coscienze individuali: solo il tempo può operare in questa
direzione.
Sull’immigrazione clandestina, in particolare
i centri di accoglienza
Rapaccini: Il
tema dell’immigrazione ha un ruolo centrale nei rapporti fra Islam e Occidente
ed in questo ambito si discute molto dei centri di accoglienza, cioè di quelle
strutture destinate a garantire un primo soccorso allo straniero irregolare
rintracciato sul territorio nazionale. L’accoglienza nel centro dovrebbe essere
limitata al tempo strettamente necessario per stabilire l'identità e la
legittimità della permanenza sul territorio o per disporne l'allontanamento.
Spesso i centri non riescono a garantire condizioni di vita dignitose degli
immigrati in attesa di determinazioni sulla loro sorte. In particolare, le
strutture sono spesso inadeguate, sovraffollate, c’è mancanza di assistenza
legale, mentre le condizioni di detenzione sono prolungate oltre i termini di
legge. I centri sono uno strumento diffuso in tutta Europa in seguito
all’adozione di una politica comune degli Stati europei che trova il suo
fondamento negli accordi di Schengen del 1995. La politica migratoria oscilla
sempre fra due opposti: l’autodifesa degli Stati destinatari dei flussi migratori
e le esigenze umanitarie dell’accoglienza. L’Europa privilegia la prima
esigenza; tuttavia è necessario che tutti gli aspetti e le procedure connesse
all’identificazione e all’espulsione si svolgano innanzitutto nel pieno
rispetto della disciplina normativa i cui principi spesso sono mutuati dalle
normative europee; gli operatori sociali e di polizia hanno un difficile
compito ma devono agire nel rispetto della dignità degli immigrati, che spesso
hanno pesanti storie personali alle spalle.
Sul ruolo dell’Europa
Rapaccini: L’Europa
può fare molto. Identifichiamo la politica europea con le iniziative in ambito
Schengen. In realtà ci sono molte attività di partenariato euro-mediterraneo.
In questo ambito svolge un ruolo fondamentale il contesto della Dichiarazione
di Barcellona (adottata nel 1995), base di un partenariato globale tra l’Unione
europea (UE) e dodici Paesi del Sud del Mediterraneo. Lo scopo del partenariato
è di rendere il Mediterraneo uno spazio comune di pace, stabilità e prosperità,
attraverso il rafforzamento del dialogo politico e sulla sicurezza, la
cooperazione economica e finanziaria, sociale e culturale. Il Partenariato ha infinite potenzialità, che
l’Unione Europea deve sviluppare.
ROBERTO RAPACCINI 28. 6. 2012
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