domenica 21 ottobre 2012

12. ANTENNA SUD - SALAM ALEIKUM MAGAZINE. Intervista a Roberto Rapaccini



ANTENNA SUD - SALAM ALEIKUM MAGAZINE. Intervista a Roberto Rapaccini (trasmessa nella IV puntata del magazine – luglio 2012)

Sulla paura dell’Islam
Rapaccini: Per chi è cresciuto nel contesto politico della guerra fredda la contrapposizione fra il mondo islamico fondamentalista e l’Occidente ha sostituito il vuoto creato dal crollo dell’Unione Sovietica. L’islam infatti non è soltanto una religione, ma rappresenta una realtà geopolitica. Tuttavia quando parliamo di Islam - sia come religione sia da un punto di vista politico – generalmente lo consideriamo una monade unitaria dai tratti definiti. Diversamente l’Islam è un mondo estremamente composito e disomogeneo, nel quale tra l’altro manca un’autorità capace di esprimere una posizione ufficiale su ogni specifica questione. La Lega Araba non ha mai avuti la forza per svolgere una leadership. In occidente, soprattutto a seguito dei noti fatti dell’11 settembre, si è diffuso un senso di paura nei confronti del mondo islamico. Ma l’Islam non coincide con quella ridotta frangia che pratica il ricorso alla violenza come strumento di affermazione di una malintesa fede musulmana. Il pregiudizio che individua in ogni musulmano un potenziale terrorista genera una paura che compromette ogni forma di dialogo. Al contrario, il mondo islamico è una realtà con la quale l’occidente deve confrontarsi anche al fine di una costruttiva autocritica; e la conoscenza reciproca è il presupposto del dialogo.

Sulla Primavera araba
Rapaccini: La Primavera araba che ha alimentato grandi speranze; non è stata originata da motivazioni religiose, ma ha avuto un carattere spiccatamente laico. Hanno avuto un peso particolare i giovani che, utilizzando le potenzialità della Rete, hanno diffuso il malessere per una società cristallizzata su posizioni antidemocratiche e caratterizzata da una inaccettabile diseguaglianza nella distribuzione della ricchezza nazionale. Il tanto temuto fondamentalismo religioso ha avuto all’inizio un ruolo marginale. Tuttavia la Primavera araba sta approdando ora ad esiti fondamentalisti. I popoli arabi, nel reclamare diritti, non potevano avere come modello di riferimento le democrazie occidentali, da sempre considerate corrotte e lontane da valori spirituali e religiosi, ma uno Stato fondato su una piena applicazione dei valori dell’Islam, considerati gli unici in grado di assicurare moralità e giustizia. Conseguentemente la Primavera araba così si sta trasformando di fatto in un autunno islamico. Noi occidentali, vediamo con favore come punto di partenza per la fondazione di una nuova realtà statuale l’indizione di libere elezioni. Ma le elezioni sono il punto finale e non quello iniziale di un processo di democratizzazione; richiedono solidi e articolati apparati governativi ed una matura coscienza civica. Anche se l’Islam è sicuramente compatibile con la democrazia, gli esiti della Primavera araba, a più di un anno dal suo avvio, rimangono incerti. La democrazia non può essere imposta, richiede che i valori che ne costituiscono il presupposto si consolidino nelle coscienze individuali: solo il tempo può operare in questa direzione.

Sull’immigrazione clandestina, in particolare i centri di accoglienza
Rapaccini: Il tema dell’immigrazione ha un ruolo centrale nei rapporti fra Islam e Occidente ed in questo ambito si discute molto dei centri di accoglienza, cioè di quelle strutture destinate a garantire un primo soccorso allo straniero irregolare rintracciato sul territorio nazionale. L’accoglienza nel centro dovrebbe essere limitata al tempo strettamente necessario per stabilire l'identità e la legittimità della permanenza sul territorio o per disporne l'allontanamento. Spesso i centri non riescono a garantire condizioni di vita dignitose degli immigrati in attesa di determinazioni sulla loro sorte. In particolare, le strutture sono spesso inadeguate, sovraffollate, c’è mancanza di assistenza legale, mentre le condizioni di detenzione sono prolungate oltre i termini di legge. I centri sono uno strumento diffuso in tutta Europa in seguito all’adozione di una politica comune degli Stati europei che trova il suo fondamento negli accordi di Schengen del 1995. La politica migratoria oscilla sempre fra due opposti: l’autodifesa degli Stati destinatari dei flussi migratori e le esigenze umanitarie dell’accoglienza. L’Europa privilegia la prima esigenza; tuttavia è necessario che tutti gli aspetti e le procedure connesse all’identificazione e all’espulsione si svolgano innanzitutto nel pieno rispetto della disciplina normativa i cui principi spesso sono mutuati dalle normative europee; gli operatori sociali e di polizia hanno un difficile compito ma devono agire nel rispetto della dignità degli immigrati, che spesso hanno pesanti storie personali alle spalle.

Sul ruolo dell’Europa
Rapaccini: L’Europa può fare molto. Identifichiamo la politica europea con le iniziative in ambito Schengen. In realtà ci sono molte attività di partenariato euro-mediterraneo. In questo ambito svolge un ruolo fondamentale il contesto della Dichiarazione di Barcellona (adottata nel 1995), base di un partenariato globale tra l’Unione europea (UE) e dodici Paesi del Sud del Mediterraneo. Lo scopo del partenariato è di rendere il Mediterraneo uno spazio comune di pace, stabilità e prosperità, attraverso il rafforzamento del dialogo politico e sulla sicurezza, la cooperazione economica e finanziaria, sociale e culturale.  Il Partenariato ha infinite potenzialità, che l’Unione Europea deve sviluppare.

ROBERTO RAPACCINI                                                               28. 6. 2012

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